Giorgio Simonelli, esperto nel mondo televisivo, presente in Tv Talk, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo e autore di molti saggi dedicati alla tv, ha rilasciato un'interessante intervista, al Giornale sulla fiction, focus a cuore di POP TiVVu.
Simonelli ha un interessante punto di vista, a differenza della maggior parte del pubblico e degli esperti mediali considera le serie made in Usa "vuote":
«Io non sono un fanatico delle serie televisive americane, preferisco quelle europee. Di solito sono sopravvalutate per colpa di un certo snobismo che le considera intriganti e misteriose, ma in realtà si tratta di fiction vuote, confuse, dove c’è più scena che sostanza».
Della fabbrica seriale americana si distacca dal confuso vuoto, per Simonelli Madmen, premiata per due anni consecutivi con il Golden Globe come miglior fiction drammatica, che è ambientata nella New York degli anni Sessanta e
racconta la vita di alcuni pubblicitari, per l’ambientazione storica, che ne fa da sfondo. Sicuramente il è sopraffino il lavoro fatto su Madmen, ma da un'osservazione accurata si può notare come la maggioranza delle serie statunitensi abbia dei riferimenti all'ambiente storico e sociale in cui si svolge.
Ad esempio si veda Brothers and Sisters, con i continui riferimenti anche critici alla situazione politica americana, di certo non paragonabili ai Cesaroni, o a Nikita, due serie europee di successo ma con che comparandole con quelle statunitensi, risultano vuote per struttura narrativa e riferimenti esterni.
Anche lo stesso commissario Montalbano, citato da Simonelli come migliore fiction italiana, non riesce a competere per struttura narrativa con la complessità di quelle statunitensi, nonostante abbia l'eccezionale contributo autoriale di Camilleri. Le serie americane hanno "più scena che sostanza" davvero strano a


Simonelli afferma anche la fiction nei primi dieci anni di questo nuovo millennio è riuscita a soppiantare il reality, imponendo una nuova interessante narrazione televisiva
«Ha avuto sostanzialmente il merito di muovere un po’ le acque in dieci anni non particolarmente significativi per la televisione diventando un antidoto, almeno estetico, ai reality».
L'ultimo decennio è quello caratterizzato dal GF che dura 6 mesi, da una contaminazione del reality a qualsiasi generi dal game come La Talpa alla fiction
con la real ficiton, vedi The City. Il reality cannibalizza gli altri generi, e il suo successo è sempre in ascesa, il pubblico non solo non è stanco ma brama di parteciparvi. Addirittura si potrebbe affermare che la gente da reality, esce dallo schermo dell'intrattenimento per colonizzare territori a loro estranei. Come Sara Tommasi, le gemelline dell'Isola, Angela la rossa del Grande Fratello, tutte entrate nel rumors politico. Il reality oggi è quanto più un ufficio di collocamento vedi San Remo che ha assoldato l'solana Belen.

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